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Settembre 20, 2024
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LUCCIOLE #6 - GIOVANNI MORI

LA NEWSLETTER DI VIOCE OVER

Oggi ti raccontiamo una storia di ricerca scientifica e militanza, di attivismo civile e impegno politico. Una storia di grande ispirazione perché ci mostra come mobilitarsi serva, e che partecipare alla vita politica del proprio paese, città o all’interno dell’Unione Europea può avere un impatto positivo per tutte le specie di questo pianeta, inclusa quella più distruttiva, ovvero la nostra

Prima di cominciare, però, dobbiamo sfatare alcuni luoghi comuni e darti qualche informazione fondamentale. 


Iniziamo. 

L’Italia continua ad essere il Paese europeo che, secondo i dati forniti dall’Agenzia europea dell’Ambiente, conta il maggior numero di decessi prematuri causati dall’inquinamento atmosferico, con ben 63 mila morti ogni anno.

Secondo il rapporto MobilitAria, le morti premature a causa dell’inquinamento dell’aria a Milano sono 2059 e a Roma 2755.

Quasi l’80% delle norme ambientali deriva dall’Europa, e se abbiamo delle norme che proteggono la salute pubblica e dell’ambiente lo si deve alla mobilitazione di migliaia di persone che sono scese in piazza per il clima e il pianeta. 

I movimenti ambientalisti, infatti, come i Fridays For Future hanno spinto la Commissione Europea ad approvare nel 2019 l’European Green Deal, un piano imperfetto ma insostituibile perché, per la prima volta, l’Unione Europea ha scritto di voler raggiungere la carbon neutrality entro il 2050, cioè azzerare le proprie emissioni nette di gas a effetto serra. Le linee guida del Green deal europeo sono sostanzialmente tre: azzerare le emissioni nette di gas serra entro il 2050; dissociare la crescita economica dall’uso delle risorse; fare in modo che nessuna persona e nessun luogo sia trascurato. 

Intanto, l’Italia è l’unico paese dell’Unione Europea a non avere ancora una legge sul clima, mentre le politiche per ridurre le emissioni che hanno funzionato meglio al mondo sono quelle che hanno tassato chi inquina di più. Basterebbe partire dalle tre semplici proposte di Jet dei Ricchi.

La transizione energetica - ovvero il passaggio che dobbiamo fare da fonti di produzione fossili non rinnovabili come gas e petrolio a energie rinnovabili - è una grande occasione storica ma se non c’è una politica capace, competente e visionaria, sarà gestita da pochi privati a discapito di molti. 

Ecco, perché dobbiamo tornare ad occuparci di politica, perché, come ci spiega Giovanni Mori, la lucciola di questo numero di Voice Over, “è la politica che deve mostrare la strada, prendere per mano la società” e guidare processi di trasformazione sociale, economica e ambientale con una visione sul presente ma soprattutto sul futuro.  

Questa è la sua voce. 

Grazie per essere qui con noi.

Buona lettura!

Il team di Voice Over


La voce di questo numero

Giovanni Mori è un ingegnere ambientale, divulgatore scientifico e attivista per il clima. Ha un Master in Energy Engineering - tra Trento, Bolzano e il Politecnico di Losanna, cura il podcast News dal pianeta Terra per LifeGate, ha fatto parte di Fridays for Future Italia ed è stato candidato indipendente al Parlamento Europeo per Alleanza Verdi e Sinistra. Primo dei non eletti, continua a informare, mobilitarsi e girare per l’Italia. Noi speriamo che un giorno possa diventare il Ministro della transizione energetica, intanto puoi riascoltare la sua intervista anche sulla pagina Instragram di Voice Over Foundation. 


La voce di Giovanni Mori

“Durante il mio percorso di attivista ho capito che le pale eoliche sono uno strumento, ma un sistema energetico risponde anche a un sistema economico, quindi come lo costruiamo il nostro sistema energetico? Chi lo fa? Queste sono domande a cui dovrebbe rispondere la politica ma oggi è completamente assente. Pertanto dobbiamo spingere le persone migliori a candidarsi”.

A sentirlo parlare, si ha come l’impressione che sia un instancabile ottimista, ironico, estremamente pragmatico e un po’ rompiscatole, come si auto definisce. Non solo perché conosce molto bene gli effetti devastanti della crisi climatica ma soprattutto perché sono anni che prova in tutti i modi a mobilitarsi, partecipare, divulgare, immaginare e proporre soluzioni. Lo ha fatto già durante la sua tesi di laurea, provando a realizzare un campus universitario di 15mila persone a zero emissioni di CO2 e già lì aveva capito che “gli alberi non bastano perché non sono una macchina magica che assorbe CO2, ma è il sistema che deve cambiare”. Giovanni Mori si è laureato in ingegneria ambientale quattro giorni dopo la più grande manifestazione dei Fridays For Future nel 2019, che ha portato nelle piazze migliaia di persone, specialmente giovani, preoccupati per la salute del pianeta. Da allora non si è mai fermato e ha continuato a seminare. Diffondendo conoscenza con il podcast “Climattina” e “News dal pianeta Terra”, poi candidandosi nella lista civica “Brescia Attiva” che ha portato all’elezione di Valentina Gastaldi, 24 anni, una delle più giovani consigliere comunali in Italia e partecipando alle elezioni europee come candidato indipendente con l’Alleanza Verdi e Sinistra. 

Perché ha scelto di candidarsi? “Perché sono un nerdone delle soluzioni tecnologiche e la politica dice di non avere gli strumenti ma sento la responsabilità di dover rompere le scatole”, e aggiunge “Quando protestavamo da fuori, non c’era quasi nessuno a raccogliere le istanze da dentro. Per me serve tantissimo attivismo ma serve anche tanta politica perché, anche quelli in buona fede, non si stanno rendendo conto della scala di trasformazione sociale, ambientale ed economica da portare nelle istituzioni politiche”

Come dargli torto. D’altronde sono proprio le mobilitazioni delle persone ad aver spinto la Commissione Europea ad adottare l’European Green Deal e sono sempre le manifestazioni ad aver portato alla chiusura anticipata della centrale a carbone di Brescia. E sono sempre le proteste dell3 cittadin3 a dire “non vogliamo una transizione energetica imposta dall’alto”. Ne sono un esempio le lotte contro le mega centrali a biometano o contro i mega parchi eolici gestiti dai soliti gruppi industriali. 

Ed è per questo che è fondamentale attivarsi, partecipare ma anche tornare a fare politica perché “le soluzioni tecniche ci sono ma dobbiamo evitare che chi ha cattive intenzioni spinga per il gas”, spiega Mori. “Durante il mio percorso di attivista ho capito che le pale eoliche sono uno strumento, ma un sistema energetico risponde anche a un sistema economico, quindi come lo costruiamo il nostro sistema energetico? Chi lo fa? Queste sono domande a cui dovrebbe rispondere la politica ma oggi è completamente assente. Pertanto dobbiamo spingere le persone migliori e di buona volontà a mettersi insieme e a candidarsi”. 


E quali sono allora queste soluzioni? 

Le comunità energetiche - e qui Giovanni Mori propone una semplice idea, quella di “realizzare una sorta di servizio civile ambientale per ogni paese, creando occupazione nelle aree interne, fare formazione e rendere i comuni indipendenti dal punto di visto energetico” - tassare chi inquina, perché gli studi dimostrano che laddove sono state fatte politiche pubbliche in tal senso, le emissioni si sono ridotte ma soprattutto si è fatto pagare un danno ambientale a chi l’ha creato, e poi smettere di consumare all’infinito perché le risorse sono finite. “Non c’è energia rinnovabile all’infinito. Bisogna evitare gli sprechi di energia, gli spostamenti, ripensare le città e renderle vivibili con meno auto”. E ancora, investire i soldi per la transizione energetica perché i soldi ci sono eccome ma “banche e assicurazioni hanno versato miliardi di euro all’industria del fossile, come spiega il report Banking on climate chaos” e fare in modo che la transizione energetica sia gestita da ingegner3 competenti ma anche da scienziat3 uman3

Insomma le soluzioni ci sarebbero e sono tutte scelte collettive perché, come ricorda Mori, “non esistono più scelte individuali ma tutto è collettivo. Era bello pensare solo a te stesso negli anni ‘80 ma oggi bisogna mettere in discussione il modello economico e la politica deve guidare questo cambiamento epocale. Durante il Covid-19 ci spiegavano in prima serata come lavare le mani, perché oggi non può avvenire lo stesso spiegando che bisogna adottare una dieta a base vegetale?”.

E quindi: attivarsi, mobilitarsi, partecipare, fare politica e cambiare la narrazione. Forse è questa la ricetta per mettere in piedi un nuovo sistema e sperare di mitigare i danni di una crisi climatica causata dal sistema economico capitalista, il più grande fallimento dell’economia che ha esternalizzato tutto fuori, considerando la natura e le forme di vita - suolo, aria, acqua, esseri animali e vegetali - a buon mercato. Ma per farlo, abbiamo bisogno, come ci ricorda Giovanni Mori, di mettere insieme persone di buona volontà. 


Approfondisci con noi

Se vuoi saperne di più su crisi climatica, negazionismi e strategie di disinformazione messe in campo dalle compagnie del petrolio e del gas ti consigliamo di recuperare il libro “I bugiardi del clima” e gli articoli che Stella Levantesi ha scritto per la nostra rivista online. In particolare, l’articolo su influencers e gamers e quello sulle cause sul clima

Infine per immaginarsi un nuovo mondo, vi consigliamo di leggere l’intervista “Perché dobbiamo immaginarci un nuovo mondo per cambiarlo” a Ferdinando Cotugno di Chiara Pedrocchi e Michela Grasso, l’articolo “Perché dobbiamo ripartire dal cibo e dalla cura della terra” di Sara Manisera

Oppure di vedere il documentario “La Terra mi tiene”, di Arianna Pagani e Sara Manisera


Altre risorse utili

Da leggere: 

Ecologia-mondo e crisi del capitalismo. La fine della natura a buon mercato”, di Jason Moore con introduzione di Gennaro Avallone.

Il ministero per il futuro” di Kim Stanley Robinson.

Primavera ambientale. L'ultima rivoluzione per salvare la vita umana sulla Terra”, di Ferdinando Cotugno.


Alla prossima!

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