Maggio 03, 2024
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Lucciole #4 - Alice Pomiato
La newsletter di Voice Over
#4 (del 4 maggio 2024)
In questo numero, ti raccontiamo un’altra storia di cambiamento trasversale, di impegno civile, di sostenibilità, di resistenza e di lotta intersezionale.
Prima di presentarti la storia di questo mese, partiamo con alcune definizioni chiave: intersezionalità e antispecismo.
L'intersezionalità è un concetto che affonda le sue origini nel movimento femminista e antirazzista e mette in relazione i diversi fattori di discriminazione. Ogni persona non può essere definita da una sola categoria di appartenenza identitaria e le discriminazioni - genere, razza, classe - non hanno lo stesso effetto su tutte le persone perché, a seconda della combinazione di queste categorie, le persone subiscono diversi tipi di discriminazione. Ad esempio, una donna bianc ricca sarà posizionata in modo diverso nella società rispetto a una donna bianca e povera che a sua volta sarà in una posizione di maggior “privilegio” rispetto a un’altra donna, nera e povera.
Il termine “intersezionalità” nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni ‘80 e viene usato per la prima volta dalla giurista afro-americana e attivista femminista Kimberlé Crenshaw in un articolo intitolato “Demarginalizzare l’intersezione tra razza e sesso”. Tutto inizia da un caso di discriminazione sul lavoro denunciato da alcune donne lavoratrici afro-americane che non interessava né alle donne bianche, né agli uomini afro-americani. Incapace di collocare precisamente la vicenda in una specifica fattispecie (discriminazione di genere o discriminazione razziale) la corte rigettò il caso. Kimberlé Crenshaw nota quindi l’esigenza di dotarsi di nuovi strumenti, giuridici e teorici, per comprendere le discriminazioni che intersecano diverse dimensioni e che venivano trattate come sezioni, perciò senza legame.
Prima di Crenshaw, un’altra donna aveva già parlato di queste forme di discriminazione. Si tratta di Sojourner Truth, nata in schiavitù nello Stato di New York, diventa un’attivista ed esponente del movimento antischiavista. Fu lei a pronunciare un discorso storico nel 1851, “Ain’t I a woman”, che si può recuperare in forma rivisitata qui.
Al concetto di intersezionalità, aggiungiamo ora un altro concetto che è quello dello specismo, coniato nel 1970 dallo psicologo britannico Richard Ryder in cui afferma come “l’abuso e lo sfruttamento di animali non umani è semplicemente specismo e come tale si basa su ragioni morali egoistiche piuttosto che su ragioni razionali”. Ryder lega poi lo specismo al razzismo, facendo intendere come queste forme di oppressione siano legate tra di loro. E ciò significa che le lotte al sessismo, al razzismo, al classismo, devono essere intrinsecamente connesse e legate tra di loro.
In questi anni, c’è chi sta provando a unire tutti i puntini delle lotte utilizzando forme di divulgazione trasversale. Una di queste persone è Alice Pomiato, creatrice di contenuti e formatrice sulle tematiche della sostenibilità e dell’intersezionalità.
Abbiamo scelto la sua storia perché Alice è un’altra lucciola che ha scelto di non rimanere in silenzio, di prendere posizione, di attivarsi e di provare a cambiare le cose, unendo più lotte e invitando le persone a partecipare, mobilitarsi e a tornare a fare comunità. Lei lo fa diffondendo consapevolezza e questa è la sua voce.
La voce di questo numero
Alice Pomiato è una divulgatrice, formatrice e creatrice di contenuti sulla sostenibilità. Vegana, antispecista e con un approccio intersezionale. Dopo diversi anni passati nel mondo del marketing e della comunicazione, Alice sceglie di mollare tutto e partire per la Nuova Zelanda per reinventarsi. Nel 2020, durante il Covid-19 rientra in Italia e inizia a seguire diverse donne che si occupano di stili di vita sostenibili a 360 gradi. Decide così di iniziare a studiare e di portare avanti un’altra narrazione che possa ispirare altre persone a cambiare. Oggi gestisce la pagina instagram Aliceful dove si occupa di percorsi di vita (più) sostenibili e consapevoli, di consumi e cittadinanza attiva. Puoi riascoltare la sua intervista anche nella pagina instagram di Voice Over Foundation.
La voce di Alice Pomiato
“L'ultima persona per cui ho scelto di diventare vegana sono io. L'ho fatto per gli animali, per il pianeta, per il clima, perché economicamente non ha nessun senso finanziare un'industria del genere. Il mondo intorno a noi non è al nostro servizio. Dobbiamo chiederci quali sono gli impatti su altri umani e non umani di quello che mangiamo, vestiamo o consumiamo”.
Eppure sono proprio le parole che spingono le persone a cambiare. Perché, attraverso di esse, si diffonde consapevolezza. Ed è forse proprio questo il senso del lavoro di divulgazione che porta avanti Alice Pomiato: parole, immagini, discussioni, dibattiti, eventi pubblici che ispirano altre persone ad essere coscienti e quindi a cambiare.
Quel che è certo è che non ama essere definita attivista e lo ribadisce fin da subito: “Sono politicizzata e radicale ma la parola attivista va lasciata alle persone che hanno un impegno molto diverso dal mio”. Quello che lei fa, però, è una forma di spinta centripeta che porta le persone a farsi domande, a mettere in dubbio il proprio stile di vita, a partecipare e tornare ad essere cittadin3 attiv3 e non mer3 consumator3.
“Noi siamo il risultato di anni di inesistente educazione civica, di educazione all'ambiente, ai beni comuni, alla socialità. Se la società e le istituzioni del sapere non ti educano, tu nasci in questa società e pensi ai cavoli tuoi. E tutto quello che succede attorno a te sembra che non abbia nessun impatto”.
E in effetti è proprio così. Viviamo in una società dove il valore fondante è il profitto, dove siamo portati a pensare che ciascuno è artefice della propria vita, dove ognuno pensa a sé stesso, alla propria carriera, al proprio conto in banca, dove molte persone si lamentano ma c’è un immobilismo enorme. E Alice, con un’energia contagiosa, ironica e sprezzante sa cogliere il punto: “Dobbiamo capire chi siamo noi e poi domandarci come possiamo servire gli altri all’interno di una comunità. Quali cause possiamo sposare, quale gruppo esiste già a cui possiamo dedicare del tempo”.
E una delle cause che Alice ha sposato è sicuramente quella del cibo. “L'ultima persona per cui ho scelto di diventare vegana sono io. L'ho fatto per gli animali, per il pianeta, per il clima, perché economicamente non ha nessun senso finanziare un'industria del genere. Il mondo intorno a noi non è al nostro servizio. Dobbiamo chiederci quali sono gli impatti su altri umani e non umani di quello che mangiamo, vestiamo o consumiamo”.
Forse per cambiare questo sistema economico, dove tutto è assoggettato al consumo sfrenato, allo sfruttamento e all’estrattivismo, bisognerebbe proprio ripartire da ciò che dice Alice: il mondo e la vita intorno a noi non sono al nostro servizio. E dobbiamo smettere di pensare che gli esseri umani siano l’unica specie vivente che può distruggere tutto, sfruttare gli animali, ammazzare altre vite. È tempo, quindi, di ripartire da un pensiero altro. Un pensiero che riporti al centro la comunità e le altre forme viventi su questa Terra. Un pensiero ecologista, intersezionale e antispecista, a partire da quella questione che si pose il filosofo inglese Jeremy Bentham, “La domanda non è possono ragionare?, né possono parlare?, ma possono soffrire?”.
E se allora soffrono, le nostre scelte devono andare in un’altra direzione. Perché se è vero che c’è un problema sistemico legato al sistema economico capitalista, è altresì vero che noi abbiamo il dovere morale delle nostre scelte individuali, fondamentali come gesto di disobbedienza civile. Perché come dice Alice, “le prese di coscienza partono come individuali ma hanno poi bisogno di comunità per diventare sistemiche”.
Approfondisci con noi
Se vuoi saperne di più su Antispecismo, veganismo e capitalismo puoi leggere qui l’intervista che Michela Grasso ha fatto ad Alice Pomiato e riascoltare qui l'ultima Live in cui Sara Manisera e Michela Grasso ne hanno parlato con Alice.
Qui invece puoi recuperare la puntata della nostra rubrica Immersioni in cui Chiara Pedrocchi suggerisce letture e visioni per sapere di più sugli allevamenti intensivi.
Altre risorse utili
Da leggere:
Ripensare l’esistenza su una terra che si naturalizza, di Jeremy Rifkin.
Capitalismo carnivoro, di Francesca Grazioli
Capitale contro clima, di Naomi Klein
Manifesto Queer vegan, di Rasmus Rahbek Simonsen
L’antispecismo spiegato a mia mamma, di Tribe Troglodita
L’ipocrisia dell’abbondanza. Perché non compreremo più cibo a basso costo, di Fabio Ciconte
Liberazione animale, di Peter Singer.
Da vedere:
Dominion, documentario di Chris Delforce.
Alla prossima!