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Settembre 09, 2022
Giustizia Sociale

Se la narrazione viene sempre dal Nord, dobbiamo dare una risposta dal Sud

la voce di Sèdjro Zitti, intervistato da Sara Manisera, FADA Collective

FavelAcademy è un laboratorio di sceneggiatura cinematografica per i residenti delle periferie di Rio de Janeiro e di altre città brasiliane. 

L'obiettivo di FavelAcademy è quello di formare, riconoscere nuove voci, narratori e narratrici, e sovvertire la logica di accesso alle risorse necessarie per entrare nell'industria audiovisiva. 

Il Brasile, ultimo Paese ad aver abolito la schiavitù nelle Americhe, ha ancora oggi le ferite aperte della colonizzazione europea. La mancanza di servizi di base, come alloggi, servizi igienici, istruzione, spesso colpisce i discendenti delle persone che sono state rese schiave. Ma non solo. La mancanza di accesso alle risorse è presente anche nel mondo culturale. In Brasile, la favela è sempre stata l'ambientazione di film, serie e telenovele televisive, ma le sue storie sono raccontate dalla stessa élite che domina l'audiovisivo nel Paese, solitamente uomini ricchi e bianchi. 

FavelAcademy vuole rompere questo circolo vizioso, aprire nuovi spazi e dare agli abitanti della favela gli strumenti per scrivere le proprie storie. 

Voice Over Foundation ha scelto di sostenere FavelAcademy in questo percorso, in partnership con l'Istituto Guetto, grazie all'idea del regista e documentarista Leo Da Pressa. 

Intervista a Sèdjro Zitti, partecipante a FavelAcademy e aspirante regista. 


D: Puoi presentarti? Chi sei e cosa fai?

R: Sono Sèdjro Zitti, vengo dal Benin, Africa occidentale. Vivo in Brasile da cinque mesi, ma ho vissuto e studiato qui per quasi 5 anni. Mi sono laureato in Relazioni Internazionali a Rio de Janeiro e poi sono tornato in Benin per lavorare come amministratore esecutivo. Recentemente sono tornato qui in Brasile, ma sto ancora lavorando come amministratore esecutivo. Quando ho sentito che c'era l'opportunità di fare un workshop con FavelAcademy, mi sono buttato a capofitto. Vivo nella favela Complexo do Alemão di Rio de Janeiro e ho pensato che potesse essere una grande opportunità per me, per cambiare la mia carriera, perché sono sempre stato interessato ai film e alla cultura. 


D: Ci può parlare della tua passione per il cinema e la cultura? E cosa ti aspetti da FavelAcademy? 

R: Amo le immagini, i bei film e le storie, ma non ho mai avuto la possibilità di approfondire questa mia passione. Spero quindi di acquisire alcune tecniche per diventare un buon sceneggiatore. Spero di riuscire a trasformare in parole le mie idee di cambiamento. Viviamo in un Paese e in una società che non è giusta e spero di poter dare il mio contributo per cambiare le cose. Ma per poterlo fare attraverso il cinema, devo acquisire delle competenze, imparare delle tecniche, imparare a scrivere una buona sceneggiatura. 


D: Perché pensi che questo progetto sia importante per le favelas? 

R: Non credo che questo progetto sia importante solo per le favelas. Io vengo dall'Africa, dal Benin, e siamo abituati a stereotipi simili a quelli che ho trovato qui. Non importa se ci si trova in Brasile, in Benin, in Togo, in Nigeria o in Francia. Quando si parla di Sud e Nord, si possono trovare modelli di stereotipi che possono collegare tutti questi luoghi senza essere specifici di uno. Penso che FavelAcademy sia importante anche per le persone che avranno un'altra visione del Sud globale: abitanti della favelas, africani, indigeni. Il Brasile ha molto in comune con l'Africa, ma quando si tratta di conoscere meglio l'Africa, pochi sanno che l'Africa è un continente con molte lingue e dialetti. Molti brasiliani cercano di difendere le loro radici africane senza saperlo. Ma come si può parlare di qualcosa che non si conosce a fondo? Penso che sia importante anche cambiare la narrazione del cinema, perché il cinema è una delle più grandi lobby del mondo. Il cinema dà una narrazione, il cinema educa le persone. Se la narrazione viene sempre dal Nord, dobbiamo dare qualche risposta dal Sud per poter creare una controparte, ed essere protagonisti di noi stessi. 


D: Quale tipo di narrazione ti piacerebbe esplorare? 

R: Sto pensando a storie che colleghino l'Africa, il Brasile e il Nord globale. Vorrei mostrare l'Africa in un modo che di solito non viene ritratto: quello emotivo, il rapporto tra genitori e figli emigrati, l'educazione in Africa. Penso che questo sia un argomento mai esplorato nel Nord globale. Vorrei mostrare la ricchezza dell'Africa in termini di cultura, valori, emozioni, educazione, rispetto della natura e modo di pensare. Voglio mostrare la dignità delle persone. Vorrei esplorare il rapporto profondo che alcuni popoli africani hanno con la natura e collegarlo con le persone che vivono in Brasile, con i nativi. Come concepiscono la vita, come sono in relazione con la natura e con la loro terra madre. 


D: Come pensi che FavelAcademy possa aiutarti? 

R: Spero di imparare di più sulla scrittura della sceneggiatura, ma anche sulla produzione, sulla regia e su tutte le fasi di produzione di un film. In futuro, vorrei portare queste competenze in Benin, per poter incoraggiare i giovani a esprimersi. Se si trasmettono delle competenze, si può neutralizzare il potere e si può accrescere la capacità di esprimersi. Se ci si può esprimere, si può offrire una prospettiva di una realtà che si conosce davvero, che non è calata dall'alto, piena di stereotipi. 


 


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