Novembre 13, 2022
Giustizia Sociale
Perché il rinascimento psichedelico può portare a un risveglio politico della società
Approfondimento di Michela Grasso, SPAGHETTIPOLITICS
Il rinascimento psichedelico, ovvero la riscoperta dell'enorme potenziale terapeutico delle sostanze psichedeliche.
Un termine di cui si sente più parlare, grazie al lavoro instancabile dei centri di ricerca di università come l'Imperial College di Londra, o la John Hopkins University. E non solo, gli psichedelici sono tornati sui nostri schermi e nella cultura pop, riabilitati dopo anni di demonizzazione forzata; solo Netflix propone più di 10 documentari e serie televisive dedicate al loro universo. Sempre più stati e nazioni hanno iniziato (o forse è meglio dire, ricominciato) a studiare gli psichedelici in ambito terapeutico. A novembre 2022, il Colorado ha votato sulla legalizzazione dei cosiddetti "funghetti allucinogeni", mentre dal 2019, la psilocibina - una molecola psichedelica - è stata legalizzata in Oregon. In nazioni come l'Olanda, è invece difficile ricordarsi di un tempo quando i "magic truffles", i tartufi magici, non erano acquistabili in qualsiasi smart shop.
Gli psichedelici sono una classe di sostanze psicoattive che, se assunte, producono cambiamenti nella percezione interiore e esteriore, per un certo periodo di tempo. Molecole come la psilocibina, la mescalina, o la DMT sono alcune delle responsabili degli effetti psichedelici che si possono rispettivamente trovare nei funghetti "allucinogeni", nel peyote o nell'ayahuasca. «Chi si è formato in psichiatria negli anni '90 ha saputo, per quelle poche allusioni alle molecole psichedeliche, che erano le più distruttive», spiega Piero Cipriano, psichiatra, scrittore e dirigente medico, «Veniva detto addirittura che portassero alla follia psichedelica: un'ipotesi campata per aria che ha fatto scuola. Per questo in Italia non sono mai state prese in considerazione».
Depressione, dipendenze, disturbo post- traumatico, disturbo ossessivo compulsivo: la lista delle patologie in cui gli psichedelici hanno dimostrato risultati terapeutici sorprendenti è lunghissima. Ma gli studi sono ancora limitati e ci sono diversi pregiudizi sia sulla salute mentale sia sugli psichedelici da superare. «Oggi sappiamo che gli psichedelici possono portare a risultati impressionanti nelle terapie», racconta il dottor Cipriano, «queste sostanze portano a un cambio di paradigma. Fino ad oggi abbiamo basato le terapie sulla base degli effetti di alcune molecole sulla patologia che dovevano risolvere. Per esempio, un antidepressivo che insiste sulla serotonina, migliora la depressione, e quindi ci siamo fatti l'idea che la depressione fosse determinata da un calo di serotonina a livello cerebrale. In realtà, però, sappiamo ben poco sulle cause della depressione». Cipriano poi aggiunge: «Nel caso delle molecole psichedeliche, serve un discorso diverso. Quando assunte, creano un cambiamento dello stato di coscienza, così radicale da disattivare quello che viene chiamato "default mode network", permettendo cosí a tutte le aree del cervello di comunicare tra loro, creando iper connessioni. Per questo, durante l'assunzione di psichedelici capita che emergano memorie e ricordi ormai rimossi; ci vorrebbero dieci anni per farli riemergere con i metodi tradizionali. Così può avvenire anche la risoluzione immediata di una sofferenza psichica, sembra magico per chi ne sente parlare».
La scienza dà ragione a Piero Cipriano. Sempre più ricerche stanno dimostrando gli effetti positivi degli psichedelici nella psicoterapia. Ma nonostante i risultati incredibili che si potrebbero raggiungere, in Italia sono ancora demonizzati e inseriti in Tabella 1, ovvero la lista del Ministero della Salute delle sostanze più "pericolose", quindi considerati al pari di sostanze come l'eroina o la cocaina.
«Anni fa ho avuto un esaurimento nervoso a seguito di un'esperienza di mobbing», racconta Anita Romano, 50 anni, «Sono stata malata sei mesi, e di alcuni di quei mesi non ho ricordi. All'inizio mi sono stati somministrati degli antidepressivi, ma negli ultimi anni prendevo solo stabilizzanti dell'umore. I farmaci sono stati un pezzo del mio percorso, perché mi hanno permesso di trovare un equilibrio iniziale. Era come camminare con delle stampelle, ma non volevo farlo per tutta la vita. Avevo provato tante volte a smettere di prenderli, ormai il dosaggio era molto basso, ma facevo molta fatica. L'Ayahuasca mi ha permesso di fare questo passaggio, è stato come prendere un'autostrada. Avrei potuto raggiungere questo risultato con anni di terapia ma grazie al supporto delle persone intorno a me e di quest'esperienza sono riuscita a raggiungere un nuovo equilibrio dopo quattro sedute». Anita racconta che questo percorso non è stato semplice, e che senza l'aiuto del suo terapeuta non ce l'avrebbe fatta. Per questo, ci tiene a sottolineare, un'esperienza psichedelica improntata a un passaggio cosí importante, deve essere accompagnata da uno o più esperti. «Io ho ancora le stesse oscillazioni umorali di prima, con la differenza che ora le accetto come una parte di me e riesco a gestirle», conclude Anita.
Ma se gli psichedelici sono cosí efficaci, perché sono illegali? A riguardo ci sono diverse scuole di pensiero. Il dottor Cipriano lo spiega cosí. «Quando negli anni '50 si studiavano le prime molecole per creare psicofarmaci, ne erano state trovate di due tipi. Le prime erano più gestibili, e coerenti con un tipo di politica orientata al controllo, abbassavano pensieri e percezioni. Dall'altra parte fecero irruzione molecole completamente diverse, come LSD, la psilocibina che non solo agiscono sulla coscienza, espandendola, ma portano a un risveglio politico. Quindi é ovvio che a uscire dai laboratori, e a diventare un simbolo per il movimento degli hippie, furono gli psichedelici e non le molecole che riducevano pensieri e percezioni. Gli psichiatri non riuscivano a gestire gli psichedelici, che oltretutto rischiavano di cambiare l'impianto concettuale della psichiatria. Ma metterle fuori legge non bastava, e quindi sono state demonizzate su tutti i piani».
Oltre alla questione culturale, c'è anche una questione economica. Gli psichedelici spesso non sono costosi, e la loro efficacia si rivela molto rapidamente, rendendo più difficile ricavarne lo stesso guadagno economico che si ha con un farmaco che va assunto più volte al giorno per tutta la vita. Giovanni Spora, 50 anni, racconta la sua esperienza con gli psichedelici, «Le mie prime esperienze risalgono al 2019, quando mi sono trovato in una situazione di profonda crisi dopo la fine di una relazione. Il mio intero sistema di valori sembrava non reggere più, non era piú funzionale o sostenibile per la mia esistenza. Percepivo solo l'ingiustizia della vita. Da anni lavoravo con una terapeuta che mi propose di affrontare un percorso che integrasse alla terapia alcune sedute con MDMA. Prima di prenderli ero pieno di pregiudizi e non avevo mai assunto alcuna sostanza psichedelica. Dal 2019, il mio lavoro continua regolarmente con l'ayahuasca, e la mia vita è migliorata sotto molti aspetti: ho una visione più olistica dell'esistenza, comprendo me stesso e gli altri e sono in grado di accettare le mie emozioni con più serenità».
Giovanni è una delle tante persone che hanno assunto psichedelici non per "curarsi" da una specifica patologia, ma semplicemente per stare meglio. Come lui, Elisabetta Rossi, 39 anni, racconta «L'Ayahuasca mi ha reso più consapevole dei filtri cognitivi che uso per osservare il mondo. Questo mi ha permesso di essere più oggettiva rispetto agli eventi, di non farmi annientare dalle emozioni, soprattutto negative, e dai pensieri ricorsivi. Ho imparato ad avere fiducia nella vita, che è un'onda: tutto passa. Da persona cinica e scettica sono tornata in contatto con la mia spiritualità: ho imparato ad accorgermi quando sono in connessione con la natura, le persone, il tutto. Tutto questo avveniva anche prima, ma non me ne accorgevo».
Il proibizionismo in materia di droghe è politico, così come il nostro approccio alla salute mentale. Ed è esattamente ciò che sostiene Marco Perduca, ex senatore del partito Radicale e promotore del referendum per la legalizzazione della cannabis nel 2021, raggiunto al telefono da Voice Over Foundation. «Primo, l'Italia deve rivedere la risoluzione con cui si è conclusa l'assemblea generale dell'ONU nel 2016. Secondo le Nazioni Unite, il diritto penale non è il miglior modo per affrontare il fenomeno dell'uso non scientifico di sostanze stupefacenti. L'Italia stessa ha approvato questo documento, di conseguenza si dovrebbero progressivamente modificare le nostre leggi per cancellare le sanzioni penali. Secondo, da anni ci viene dimostrato che penalizzare una condotta, che non ha di per sé una violazione dell'integritá psicofisica di un'altra persona o rovina dell'ambiente, fa più danni dell'uso problematico di una sostanza. Terzo, le migliori politiche devono tenere conto delle evidenze scientifiche. Fino a 10 anni fa, i governi chiedevano alla scienza di dimostrare la pericolositá delle sostanze psichedeliche, negli ultimi anni si chiede di studiare i loro benefici. In Italia, il 22% delle persone tra i 15 e i 64 fa uso di sostanze proibite, sappiamo che un terzo della nostra popolazione ha provato droghe nella sua vita. Se tutte queste persone riescono a non rovinarsi la vita come ci viene detto, vuol dire che l'assunzione di droghe è diventata un elemento culturale, e che la società stessa si è auto-organizzata per consumarle. Sia per farla franca, ma anche per trovare prodotti di migliore qualità o aiuto nel caso si consumi malamente».
Una ricerca condotta nel 2018 ha dimostrato che i proventi economici della legalizzazione della cannabis potrebbero portare un guadagno di 6 miliardi di euro annui per lo stato. Inoltre, si migliorerebbe la qualità del prodotto. Mischiate con la cannabis, nei giri illegali di cannabis in Europa, ci sono sostanze come piombo, vetro, alluminio e altri metalli pesanti. La legalizzazione della cannabis ridurrebbe anche l'influenza delle mafie nel mercato delle droghe, al momento il mercato della cannabis in Italia è sotto il quasi-totale controllo della 'ndrangheta.
Psichedelico vuol dire da greco: «rivelatore dell'anima». Il famoso fisico Carlo Rovelli ha rivelato di aver fatto uso di LSD nella sua giovinezza, «Quando una sostanza chimica entra nel tuo corpo, e vedi il mondo da una prospettiva così differente, inizi a pensare che forse il mondo non si limita a quello che si percepisce. Quest'apertura è la lezione principale che ho ricevuto da quel periodo della mia vita». Come lui, Francis Crick, premio Nobel e realizzatore del primo preciso modello di DNA, ha apertamente ammesso di aver scoperto la celebre struttura a doppia elica sotto effetto di LSD nel 1953. In questo senso, gli psichedelici sono rivelatori, grazie all'espansione che regalano alla coscienza umana.
Il rinascimento psichedelico potrebbe essere una delle tante soluzioni all'aumento sempre costante di patologie psichiche. Un approccio non basato sul profitto, sul silenziamento del dolore di una persona o sulla necessità di rendere i propri cittadini produttivi. Ma un approccio che tramite l'espansione della coscienza, porta all'accettazione di sé stessi e a una connessione con il mondo in cui si vive.
*Disclaimer: I nomi di Anita, Elisabetta e Giovanni sono inventati per proteggere l'identità degli intervistati.