Ottobre 13, 2021
Giustizia Sociale
LA CORRUZIONE UCCIDE: ECCO PERCHÉ NOI CITTADINI DOBBIAMO IMPARARE A RICONOSCERLA E PREVENIRLA
Approfondimento di Sara Manisera, FADA Collective
Quando si sente la parola corruzione, bisognerebbe pensare a quelle persone che hanno ricevuto una valvola cardiaca difettosa scoppiata nel cuore, perché comprata a un prezzo inferiore, senza controlli e certificazioni per far risparmiare l'azienda sanitaria o far guadagnare l'amico importatore delle valvole. Oppure bisognerebbe pensare a Vito Scafidi, giovane diciassettenne morto in seguito al crollo di un soffitto di un'aula a scuola nel 2008, per controlli sulla sicurezza mai effettuati ma scritti sulla carta. Oppure bisognerebbe pensare ai 27 bambini e alla loro maestra che morirono il 31 ottobre 2002 in seguito a una scossa di terremoto che fece crollare la scuola di San Giuliano di Puglia appena ristrutturata. Le indagini giudiziarie e il processo stabilirono che il crollo della scuola fu determinato da responsabilità umane, ovvero da materiali scadenti e dall'assenza di un collaudo. Oppure bisognerebbe pensare alle 90 persone uccise su un volo partito da Mosca da due attentatori suicidi che avevano corrotto due impiegati per evadere i controlli di imbarco. Oppure bisognerebbe pensare alle seimila tonnellate di fanghi e rifiuti tossici finiti in mare, a causa di una serie di presunti episodi di corruzione di funzionari pubblici. Insomma, bisognerebbe iniziare a pensare che il prezzo della corruzione va oltre la sfera economica. E che può ricadere su ciascuno di noi.
Secondo l'Indice di percezione della corruzione del 2020 di Transparency International, l'Italia è al 52° posto nel mondo al pari dell'Arabia Saudita.
La corruzione però non è un fenomeno solo italiano ma è globale e complesso perché esso va a braccetto con l'evasione fiscale, con il riciclaggio di denaro e con l'assenza di controlli sulla finanza globale. Il che si traduce in miliardi di dollari nascosti nei paradisi fiscali. Il Facti Panel (Financial Accountability Transparency and Integrity), la task force dell'Organizzazione delle Nazioni Unite nata per contrastare i reati finanziari in ambito internazionale, ha realizzato un report in cui emerge che ogni anno vengono persi circa 500 miliardi di dollari a causa dello spostamento dei profitti operato dalle multinazionali: circa settemila miliardi di ricchezza privata vengono nascosti nei paradisi fiscali e il 10% del Pil mondiale viene detenuto in centri offshore. In termini di riciclaggio, invece, le cifre superano i 1.600 miliardi di dollari all'anno, pari al 2,7% del Pil globale. Questi fenomeni erodono in maniera importante le entrate dei singoli Stati e ciò si traduce sia in una diminuzione dei servizi erogati ai cittadini, sia in una diminuzione di fiducia verso le Istituzioni.
La corruzione non impoverisce soltanto l'economia del Paese e i bilanci delle famiglie, ma rappresenta una minaccia devastante per l'ambiente in cui viviamo. Sempre più spesso, infatti, attività illegali come il traffico illecito di rifiuti, il landgrabbing (l'accaparramento delle terre), la deforestazione o l'avvio di una miniera sono accompagnate da un sistematico ricorso alla corruzione di amministratori pubblici, politici e funzionari.
Quando si parla di corruzione, pertanto, sono numerosi gli elementi da considerare. Come scrive l'avvocato Dario Immordino sul Il Sole 24ore, "l'esperienza empirica e gli studi più accreditati (World Economic Forum, la Bertelsmann Foundation, l'Economist Intelligence, Unite e il World Justice Project Rule of Law Index) dimostrano che il proliferare del fenomeno corruttivo allontana gli investimenti stranieri più degli elevati livelli di tassazione, ostacola la realizzazione di insediamenti produttivi ed infrastrutture, inquina l'utilizzo delle risorse pubbliche, alimenta la criminalità e l'evasione fiscale, mina la competitività delle imprese, falsa la concorrenza, ostacola la meritocrazia, moltiplica il contenzioso, falcidia le entrate tributarie e priva i cittadini di prestazioni essenziali".
Tutto ciò attiva un circolo vizioso che zavorra i processi di sviluppo e deprime l'ambiente economico: meno investimenti, riduzione dell'occupazione, dei redditi e dei consumi, meno entrate fiscali, riduzione della quantità e qualità di servizi e prestazioni pubbliche, lievitazione dei costi burocratici e degli oneri relativi alla frequente soccombenza dell'Amministrazione nei contenziosi contro cittadini ed imprese. Più spese, meno entrate e risorse pubbliche per soddisfare i diritti dei cittadini.
Calcolare la corruzione, tuttavia, non è facile perché i costi ricadono su molte sfere della società, dalla sanità alla scuola, dalla giustizia all'ambiente. Come spiega il professor Alberto Vannucci, professore di scienze politiche all'Università di Pisa e coautore del libro "Lo Zen e l'arte della lotta alla corruzione", "le persone morte sotto una casa, una scuola o un ponte costruiti con materiali scadenti a causa della corruzione come si calcolano? Che prezzo hanno?". Nel libro, Vannucci insieme a Lucio Picci, professore di Politica economica presso l'Università di Bologna ed esperto di corruzione, affrontano il tema in modo rigoroso e sorprendente, proponendo un approccio che guarda al funzionamento complessivo della cosa pubblica, all'istruzione, al ruolo dei mass media e alla partecipazione dei cittadini e delle cittadine. È necessario, infatti, un approccio olistico alla questione che dovrebbe abbracciare anche la morale pubblica, l'etica, i costumi essendo un fenomeno prima ancora che giuridico, sociale e culturale, essendo tanto antico da essere presente anche ai tempi dei greci e dei romani.
Fare una legge non basta, è fondamentale un lavoro culturale sui cittadini e sulle cittadine, come scrive Vannucci, perché è dimostrato scientificamente che le donne in media hanno una propensione minore a corrompere e a farsi corrompere. Un'Italia dove più donne raggiungono il potere con maggior facilità sarebbe dunque un'Italia migliore e probabilmente anche con meno corruzione.