Febbraio 10, 2025
Giustizia Climatica
Immaginare l’impossibile: le comunità di ciclist3 a Milano, Atene, Nairobi cambiano le città
Approfondimento di Michela Grasso
Nell’estate del 2024, Paolo Roccatagliata, consigliere di zona di Fratelli d’Italia del Municipio 2 di Milano, ha affermato «Per voi (ciclisti) che finite sotto i camion, non mi dispiace neanche tanto». Questo intervento, che potrebbe sorprendere per la sua violenza, è solo uno dei tanti in cui il tema del ciclismo urbano è stato trattato con sufficienza e arroganza da parte di figure politiche. Il culmine si è forse raggiunto a settembre 2024, quando Vittorio Feltri, consigliere regionale di Fratelli d’Italia in Lombardia, ha affermato «I ciclisti mi piacciono solo quando vengono investiti». In un Paese dominato dalle auto, -l’Italia ha il più alto tasso di motorizzazione d’Europa, 694 autovetture per 1000 abitanti-, la bicicletta, nella sua semplicità, è un simbolo politico: un’alternativa allo status quo e all’auto centrismo. E in quanto tale, il ciclista urbano rappresenta un pericolo, incarnando l’immagine di un futuro diverso per le nostre città.
In Italia, e in tutto il mondo, le strade urbane sono teatro della lotta quotidiana per la sopravvivenza di ciclisti e pedoni, cittadini e cittadine di seconda categoria, per colpa di un sistema che mette il comfort dell’automobilista sopra la sicurezza degli altri cittadini. Questo clima di tensione, accompagnato dalle tragedie giornaliere che vedono come vittime gli utenti vulnerabili della strada, ha portato allo sviluppo di vari movimenti di protesta in tutto il mondo: nati dal basso, orizzontali e auto-organizzati; uno dei più famosi, e dei più semplici da replicare, è la Critical Mass, che da oltre 30 anni colora i viali di centinaia di città.
Tutto nasce il 25 settembre 1992 a San Francisco quando un gruppo di ciclisti urbani si riunisce per tornare insieme a casa dal lavoro: in uno spazio completamente dominato dalle automobili, pedalare in compagnia garantiva visibilità e sicurezza. Inconsapevolmente, quel gruppo di pendolari aveva dato vita a un fenomeno che, nel giro di pochi anni, si sarebbe esteso a macchia d’olio in tutto il mondo. La Critical Mass è un raduno mensile o settimanale di ciclist3 urbani che, occupando le strade normalmente dedicate al traffico a motore, ribadiscono la loro esistenza. Per sua natura, la Critical Mass è un movimento decentralizzato, non ci sono leader, ma solo persone dedicate all’organizzazione e alla gestione della sicurezza. Lo scopo è di invadere lo spazio normalmente negato alle persone e garantito alle auto, dimostrando così che una città diversa non solo è immaginabile, ma è anche possibile.
«Negli ultimi anni Milano ha visto un aumento impressionante di manifestazioni per il miglioramento della rete ciclabile» racconta Davide “Zeo” Branca, uno dei fondatori di Outdoor Manifesto e organizzatore di Critical Mass Milano, «Queste manifestazioni, inclusa Critical Mass, non emergono dal nulla, ma dalla rabbia verso uno spazio urbano che non considera l’esistenza di ciclisti e pedoni, teatro di incidenti giornalieri». La Critical Mass milanese è una delle più attive in Italia e si riunisce ogni giovedì alle 21 in Darsena. Decine, a volte centinaia, di ciclisti e bici di tutti i tipi (biciclette sgangherate, di ultimo modello, cargo-bikes, a tre ruote, a una ruota, con le rotelle etc..) invadono le strade di Milano, e come uno stormo si muovono espandendosi e auto-organizzando il proprio movimento, creando per qualche secondo l’illusione di vivere in una città completamente diversa.
«Vedo la Critical Mass come brodo primordiale per formare cittadin3 attivi, un movimento dal basso capace di alimentare la partecipazione e il senso di comunità» spiega Zeo, «Il bello della Critical Mass è che non ci sono sempre le stesse persone, è un gruppo dinamico, c'è chi va, chi resta, chi torna; permette alle persone di stare insieme, è un dispositivo di aggregazione legato alla bici. Non si tratta solo di una biciclettata il giovedì sera, ma di una pratica politica dove la bici assume diverse sfaccettature, inclusa quella militante».
La peculiarità della Critical Mass è la sua adattabilità a contesti diversi; ogni città ha la sua struttura culturale, sociale e fisica, e ha quindi bisogni unici a cui si adattano anche i movimenti di protesta. Per comprendere a pieno l’impatto e la radicalità della Critical Mass, bisogna quindi guardarla nei singoli contesti.
Yiannos Vafidis risponde al telefono parlando italiano, ha vissuto gran parte della sua vita a Torino, e ora è tornato ad Atene, sua città di origine, dove si occupa di organizzare la Critical Mass locale insieme ad altri attivist3. «Da bambino, mio nonno mi ha insegnato ad andare in bici, dando inizio ad anni di avventure in mezzo ai boschi», racconta Yiannos. «Quando la mia famiglia si è spostata verso il centro urbano di Torino, sono entrato a far parte di una delle prime ciclofficine popolari della città, giravamo con le cargo bike a riparare bici nelle università. Sono sempre stato affascinato dalla bicicletta e dal suo carattere politico e per me è quasi naturale partecipare a movimenti collettivi per la promozione del ciclismo urbano».
Ad Atene, una città dove andare in bici può presentare rischi per la sicurezza, organizzare una Critical Mass è una sfida: «Chi viene a pedalare con noi, spesso lo fa perché solo così si sente sicuro, protetto dal gruppo. Qui non ci sono infrastrutture sufficienti per ciclisti, e molte persone utilizzano l’auto a malincuore per paura dei rischi associati con la bicicletta. Durante la serata di Critical Mass (ogni ultimo venerdì del mese) ci impegniamo per essere ben visibili alle auto, strutturare il percorso, fermarci alle fontanelle, lasciar passare i riders al lavoro e tenere una velocità fattibile per tutti. Lo spirito della Critical Mass ateniese è di rivendicazione di spazi e infrastrutture, ma anche di celebrazione; il nostro scopo è celebrare la bici e il suo utilizzo. Noi non possiamo rivendicare tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ma vogliamo garantire a tutti la possibilità di sperimentare Atene su due ruote, in sicurezza, conoscendo altri partecipanti e volontari, vogliamo prima di tutto creare uno spazio sicuro».
Lo spunto principale della Critical Mass di Atene è quello di creare un immaginario differente, nel ciclista e nell’automobilista, dimostrare che andare in bici non solo è possibile, ma anche più semplice di quello che sembra. La Critical Mass si è adattata ai bisogni della città, rispondendo alla necessità prima ed essenziale di muoversi in totale sicurezza, seppure temporaneamente, potendo conoscere e toccare con mano la possibilità di un futuro diverso.
Se fino a qualche anno fa, le Critical Mass erano presenti quasi solo in Europa e sul continente americano, oggi, si riescono facilmente a trovare in numerose capitali asiatiche e africane. Cyprine Odada, organizzatrice della Critical Mass di Nairobi, è riuscita in pochi anni a creare un movimento attivo, partecipato e inclusivo per la promozione del ciclismo urbano. «Perché mi interessa così tanto il ciclismo?» Cyprine riflette sulla domanda, «Perché rende le persone felici; quando leggi ricerche accademiche sulla mobilità attiva, raramente trovi riferimenti alla gioia e al semplice piacere di andare in bici. Per me è uno degli elementi più importanti e una delle principali ragioni per cui dovremmo promuoverlo. Andare in bici ci mette in connessione con gli altri, con la città, con l’ambiente intorno a noi; è un antidoto alla tristezza e all’isolamento della vita cittadina».
Scorrendo il sito di Critical Mass Nairobi si trovano informazione su decine di eventi organizzati settimanalmente, da biciclettate esclusive per donne, a Toto Mass, solo per i bambini. «Negli ultimi anni il ciclismo urbano a Nairobi è aumentato vertiginosamente» spiega Cyprine, «Noi ci mobilitiamo spessissimo, e ci sono altri gruppi di attivismo che si impegnano altrettanto; in questo modo riusciamo a attivarci in diverse aree di interesse e promuovere il ciclismo a persone di ogni tipo». Tra i programmi di Critical Mass Nairobi, c’è Nairobi Bike Train, una serie di gruppi di pendolari, auto-organizzati tramite whatsapp, che si aiutano a vicenda per andare al lavoro o a scuola in bicicletta, a seconda dei tragitti. «Andare in bici insieme è importantissimo, aiuta a conoscersi e conoscere la città» racconta Cyprine, «Il nostro scopo è dare alle persone la possibilità di andare in bici ogni giorno, conoscere i propri vicini e combattere l’individualizzazione crescente dello spazio urbano».
Quando Cyprine si è avvicinata a Critical Mass Nairobi nel 2015, il gruppo contava pochissimi partecipanti e le pedalate venivano cancellate per mancanza di membri. In quel periodo, Cyprine ha preso in mano l’organizzazione degli eventi e, a distanza di qualche anno, i raduni a Nairobi contano centinaia di partecipanti. «Il governo locale ci ha notati e, seppur non lavoriamo insieme, riconoscono il valore dei nostri eventi e li supportano. Nairobi è una città immersa nel traffico e le auto sono in aumento; proporre una possibilità diversa, creare una cultura del rispetto verso le biciclette e i pedoni è importantissimo in questo momento. Tantissimi giovani si stanno avvicinando alla Critical Mass e non vogliono nemmeno sentir parlare di avere un’auto; pedalando insieme, speriamo di contribuire alla costruzione di un presente e un futuro migliori per la città e per il Kenya».
La Critical Mass è un fenomeno di protesta, uno strumento di aggregazione spontanea che negli anni ha contribuito a creare comunità di attivist3 in ogni angolo del mondo. In Italia, ci sono Critical Mass in diversi capoluoghi di regione e provincia, per cercarle basta digitare su google “Critical Mass + nome della città". Pedalare in gruppo, occupare spazi normalmente negati ai ciclisti, regala un’immagine dello spazio completamente diversa, non più una città delle auto, ma una città delle persone. Poter toccare con mano l’immagine di una città dove gli spazi sono divisi democraticamente, modellati sui bisogni del cittadino e della comunità, è un regalo che ci si può concedere solo vedendo e accogliendo le tante dimensioni della bicicletta: mezzo di trasporto ma anche simbolo di tutti i mondi possibili che potrebbero esistere.